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martedì 7 dicembre 2010

Intervista a Travis Sullivan / Bjorkestra [seconda parte]

© Bjorkestra live
La tua versione di ‘Army of Me’ si basa su un’orchestrazione molto complessa in cui confluiscono swing, free e noise. Qual è stato il tuo approccio a questo pezzo?
“Prima di scrivere l’arrangiamento per big band ne ho fatto la versione per un piccolo ensemble di soli sei musicisti. Le venti battute iniziali sono una semplice ri-armonizzazione del chorus. L’idea mi venne mentre ero seduto nel vagone della metropolitana. Sotto il profilo armonico, in seguito, si trattò di ristrutturare completamente il brano, che nel mio arrangiamento prevede cambi repentini in cui si passa dal jazz al caos in modo strutturato, nello stile di John Zorn ai tempi di Naked City. Abbinare o amalgamare degli elementi creando un contrasto, questo era l’obiettivo. In generale tutti i miei arrangiamenti si basano su una serie di possibili opzioni: [1] ri-orchestrare in modo consueto le canzoni di Bjork e poi affidarle a una Big Band, che significa comunque fare qualcosa di poco consueto; [2] ri-armonizzare completamente le canzoni di Bjork e variare il tempo, passando ad esempio da un 4/4 a un 5/4 o a un 3/4, cosa che ho fatto in più di una occasione, ad esempio in ‘Cocoon’ nella mia “Vespertine suite”; [3] ri-definire proprio tutto, anche le basi del pezzo, apportando cambiamenti strutturali alla versione originaria. La musica di Bjork ha degli elementi di forte riconoscibilità e, allo stesso tempo, ti dà una grande libertà creativa, è estremamente malleabile. Puoi cambiare lo stile e le canzoni continueranno a funzionare, perché hanno sostanza”.
© Blue Bjork


In questi sei anni di esperienza con Bjorkestra che tipo di reazioni hai avuto dalla audience?
“Negli Stati Uniti spesso il pubblico arriva e non sa esattamente cosa aspettarsi. C’è chi crede che si tratti di un qualcosa di goliardico o di esageratamente spettacolare. Altri, quando sentono parlare di big band, immaginano il gruppone che fa swing per persone di una certa età. Poi noi attacchiamo a suonare e scoprono che il nostro progetto si basa sull’approccio onesto al lavoro di Bjork. Buona musica, nient’alto che buona musica. Questo è ciò che arriva alla audience che risponde con entusiasmo, come è successo al Teatro Manzoni di Milano, con il pubblico di "Aperitivo in Concerto" ”.

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