Le opere del Novecento manifestano una rigidità estrema in tutti i campi della scrittura; l'opera non riesce a organizzarsi secondo una coerenza probante, suona male; la sua aggressività non è sempre deliberata (...).
Che reazione avere di fronte a questa situazione estrema? Una reazione di due specie: o far crollare il sistema dall'interno chiedendo ai numeri soltanto quello che ci possono dare - vale a dire pochissimo - oppure schivare le difficoltà con il libertinaggio, giustificandosi con considerazioni psicologiche o parapsicologiche abbastanza banali.
La seconda via è, ben inteso, la più allettante, perché richiede sforzi e immaginazione minimi"Pierre Boulez,
"Pensare la musica oggi",
Einaudi 1979

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